22 agosto 2008

Gli insetticidi: un'arma a doppio taglio

Insetti "nocivi"… A questo punto la risposta più immediata e classica è l'utilizzo di un insetticida. E per le prime annate funziona anche bene, magari causa l'avvelenamento del cibo, delle falde acquifere ecc., ma il parassita è sterminato. Eppure già negli anni successivi la tendenza si inverte, l'insetticida si mostra sempre meno efficace, fino all'esplodere di stupefacenti e catastrofiche invasioni dell'insetto che si dava per debellato. Cosa è successo? Che gli insetticidi disseminati per i campi hanno sterminato molte altre specie animali, tra cui i predatori e i parassiti che regolavano la crescita dell'insetto infestante. Questo invece, dopo essere sceso ad una popolazione quasi insignificante, ha però sviluppato capacità di resistenza, o quantomeno, sono sopravvissuti quegli individui in grado di sopportare certe dosi di insetticida, e questo grazie proprio a un patrimonio genetico molto diversificato. O addirittura la scomparsa dei predatori ha permesso una moltiplicazione smisurata di specie prima tenute sotto "controllo biologico" e quindi praticamente "non dannose" dal punto di vista dell'agricoltura, facendole diventare "dannose". Così, sotto lo stimolo dell'uomo, è cominciata da parte degli insetti la corsa all'adattamento ai veleni, una corsa che assume dei ritmi terribilmente veloci, se si considera la lentezza che normalmente assumono questi fenomeni. Nel 1970 si era già formato un numero di 224 specie resistenti ai diversi veleni. In solo dieci anni, nel 1980 erano già diventate 428. Mentre alcuni insetti hanno un tempo di adattamento alle sostanze tossiche molto breve, non sempre anche il predatore sviluppa lo stesso tipo di resistenza, anzi spesso le specie più complesse, in genere collocate più in alto nella catena alimentare, sono più vulnerabili, hanno tempi più lunghi di riproduzione -e quindi minore elasticità-, e comunque non è detto che l'adattamento coincida nelle forme e nei tempi fra le diverse specie. Inoltre i predatori, divorando grandi quantità di insetti contaminati, accumulano il veleno nel loro corpo, in particolare negli organi filtranti come il fegato, in quantità sempre maggiori mano a mano che si sale lungo la catena alimentare, tanto che, come si vedrà per l'inquinamento dell'acqua, anche dosi bassissime di sostanze tossiche diventano letali nei gradi più elevati della catena alimentare. Un esempio di questo processo di concentrazione è fornito dalla ricerca effettuata nel lago Michigan, dove è stata diffusa la dose minima di 0,012 parti per milione di un cloro-derivato, componente base degli insetticidi usati contro le zanzare. Nel plancton è stata riscontrata una concentrazione già pari a 0,5 parti per milione. Nei piccoli pesci la dose passa poi a 4 parti, e a 10 parti per milione nei pesci posti nello stadio superiore della catena alimentare. Negli uccelli che si nutrono di questi pesci la percentuale di cloro-derivati riscontrata è di 2.000 parti per milione. Un bel salto. Insomma, l'immissione massiccia di molecole chimiche di sintesi, mentre danneggia l'ambiente compromettendo intere specie animali e creando scompensi difficili da prevedere, mentre contamina le varie specie in misura sempre crescente (e, a proposito, l'uomo è al vertice della piramide alimentare) rende sempre più necessario l'uso sempre più massiccio degli stessi insetticidi per difendersi dagli insetti considerati nocivi, spesso diventati tali molto più di quanto non lo fossero prima, avviando un circuito vizioso senza vie d'uscita. Il risultato di tutto questo sviluppo è ciò che ci troviamo oggi di fronte: la quantità e la concentrazione di sostanze tossiche immesse nell'ambiente è necessariamente sempre crescente. Ma non basta. Mano a mano che una sostanza tossica si rivela inefficace, se ne immette sul mercato una nuova. Nella messa a punto di nuovi principi attivi, finora si è proceduto con metodi di ricerca empirica, che è quella più economica, che consiste nel mettere a punto un numero ampio di molecole di sintesi e poi sperimentarne gli effetti. Questo significa che sono state scaricate nell'ambiente migliaia di sostanze diverse di cui si conosce solo una parte di tutte le proprietà chimico fisiche, e poco o niente delle possibilità di reazione in ecosistemi complessi. Quali possano essere i risultati combinati che si hanno quando più sostanze contemporaneamente sono immesse nell'ambiente, questo non lo sa nessuno, neppure le ditte produttrici.

Fonti: http://www.infozanzare.info/ , Insecticide Impact on Urban and Suburban Wildlife, Technical Note #57 from Watershed Protection Techniques. 1(5): 278-281; THE IMPACT OF INSECTICIDES AND HERBICIDES ON THE BIODIVERSITY AND PRODUCTIVITY OF AQUATIC COMMUNITIES, 2005. Ecological Applications, 15(2), 2005, pp. 618–627, 2005 by the Ecological Society of America, RICK A. RELYEA, Department of Biological Sciences, 101 Clapp Hall, University of Pittsburgh, Pittsburgh, Pennsylvania 15260 USA